Piazza Regina Margherita
Durante il Risorgimento, Ischia fece comunque la sua pur piccola parte. Alla fine del Settembre 1867
una banda di garibaldini ischiani assalì in paese la Caserma dei Gendarmi Pontifici, trovandola però vuota e priva di armi, e si fece consegnare dall'esattore la cassa esattoriale e una rubbia di grano per finanziare le spese insurrezionali. Contestualmente fu costituito il nuovo Municipio. In risposta, il successivo 4 ottobre
dal presidio della vicina Valentano furono inviati gli Zuavi Pontifici i quali, però, giunti a ridosso del paese, trovarono i garibaldini ischiani trincerati e protetti da barricate; agli ischiani si aggiunsero anche alcuni volontari
dalla vicina Farnese e dalla Toscana. Nello scontro che ne seguì i garibaldini subirono 21 perdite tra morti e feriti
(nessun morto tra gli ischiani), ma gli Zuavi furono costretti a ritirarsi e il paese poté considerarsi preso dagli insorti ROCCA FARNESE

.
E' la più antica dimora dei Farnese ancora esistente.Vi nacque Ranuccio Farnese il Vecchio (1390-1450)
Primo dei sei figli di Pietro Farnese e Pentesilea Dolci, Ranuccio il Vecchio
può essere sicuramente ricordato come il fondatore della fortuna dei Farnese.
Nel 1527 Pierluigi Farnese firmava una lettera scritta per conto dell’Imperatore Carlo V, comunicando che stava scrivendo «dal mio Palazzo di Ischia».
Ischia era parte del Ducato di Castro, stato sovrano dei Farnese,
al confine tra la Toscana e lo Stato Pontificio.
Dalla fine del ducato, nel 1649, il palazzo è passato alla Camera Apostolica,
quindi ai Capranica e in seguito ai Piermartini.
L’attuale proprietario è Stefano Aluffi Pentini.prima e dopo il restauro
Durante il Medioevo il borgo si estese a ridosso dell’antico Palazzo ducale (Rocca), dove i Farnese edificarono il loro palazzo su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. La Rocca, in origine dotata di tre torri, fossato e ponte levatoio, proteggeva il paese dall’unico lato scoperto, essendo gli altri tre lati protetti naturalmente dalle alte pareti di tufo;
il progetto del Sangallo, solo in parte realizzato, ne prevedeva la trasformazione
da struttura volta alla sola difesa in edificio più simile ad un palazzo nobiliare
Antonio da Sangallo il Giovane (1484-1546)
Piazza Regina Margherita (altro lato)

A destra, la mia vecchia scuola

La mia vecchia scuola
CHIESA DELLA MADONNA DELLA NEVE
La chiesa rurale della Madonna della Neve
è stata edificata agli inizi del XVII secolo.
L’altare è stato realizzato dallo stuccatore Filippo Grisolati di Farnese.
Nel 1889 fu collocata come pala d’altare la tela dell’artista Battistelli,
raffigurante la Madonna con il Bambino.
La chiesa con piccolo beneficio era in gestione al Monastero dei Santi Filippo e Giacomo
La facciata è nella forma consueta delle chiese di campagna, con accesso centrale
fiancheggiato da finestrelle devozionali basse quadrate e sormontato da un oculo.
Intonacata nella superficie, si presenta con cantonali in conci di tufo di grandi dimensioni.
La facciata è nella forma consueta delle chiese di campagna, con accesso centrale
fiancheggiato da finestrelle devozionali basse quadrate e sormontato da un oculo.
Intonacata nella superficie, si presenta con cantonali in conci di tufo di grandi dimensioni.

Il portale, rettangolare, concluso da un timpano triangolare al cui interno si intravede a malapena
l’immagine affrescata di una Madonna col Bambino, è in peperino, così come le semplici cornici
delle finestrelle laterali e dell’oculo superiore.
Nel 1889 fu collocata come pala d’altare la tela dell’artista Battistelli,
raffigurante la Madonna con il Bambino.
Madonna Theotokos
E' un titolo che si riferisce a Maria, la madre di Gesù. Questo titolo fu attribuito a Maria
durante il Concilio di Efeso nel 431 d.C., affermando solennemente che Maria è la madre del Figlio di Dio incarnato.
Il termine greco "Theotókos" è composto da "theos" (Dio) e "tokos" (partorire).
CHIESA DELLA TRINITA'

Poggio Bricco, la pineta degli ischiani
Porta a due battenti (sec. XVI)
La porta é situata all'ingresso del centro storico ed é addossata al Palazzo ducale. In robusto legno di rovere,
la porta é costituita da tavole disposte orizzontalmente, di grosso spessore, fissate tra loro per mezzo di chiodi in facciavista
a supporti verticali. E' divisa in due battenti: in quello di sinistra é inserita una piccola porta di servizio -
che oggi rimane sempre aperta - fissata in basso da lastre di travertino
Fa parte della Rocca o Palazzo ducale che il Sangallo ristrutturò (sec. XVI) su precedente castello (sec. XII-XIV).
Era la porta principale di accesso in un profondo fossato che costituiva una difesa naturale.
Un ponte levatoio metteva in comunicazione il paese con la sponda opposta del dirupo ora riempito.
Si notano ancora sopra l'arco le feritoie da cui calavano le catene sorreggenti il ponte levatoio
camino (sec. XVI)
Due volute sorreggono un grandioso architrave, all'interno del quale vi sono scolpiti tre gigli Farnesetraduttore (Eneide di Virgilio), poeta, numismatico e drammaturgo, legato alla famiglia Farnese,
il quale con simpatia ricorda in una sua lettera la permanenza a Ischia.
Oggi infatti gli é stata intitolata una via.
Annibal Caro commendatore del Sovrano Ordine di Malta.
Madonna del Popolo, Madonna con Bambino (sec. XIV/XV)
Questa immagine è l'unica cosa rimasta di Santa Maria della Pieve in localiltà Acetina.
Madonna con Bambino (sec. XVI)
L'iscrizione sembra riferibile al committente dell'opera. Purtroppo l'attuale piccola chiesa
é una terza parte di quella originale, dunque sarebbe la zona relativa al presbiterio.
Verso il 1923, infatti, venne abbattuta la restante parte della chiesa
in occasione dei lavori di ingrandimento e rifacimento della strada.
Personaggi: Madonna; Gesù Bambino; S. Pietro; S. Paolo.
San Pietro (sec. XVI)
San Paolo (sec. XVI)
CHIESA DI SANT'ERMETE MARTIRE
candeliere d'altare (sec. XIX)
Fanno parte della serie dei candelieri: 6 grandi e 4 piccoli (controlumi) e croce
donati alla chiesa di S. Ermete nel 1821. Tale data si trova scritta sotto la base di un candeliere alto. Furono donati da Mons. Gregorio Speroni, caudatario,
come atto di devozione a S. Ermete il 27 agosto 1821. Così annota l'arciprete Ferri nel libro degli "Inventari", foglio 48

portale ad arco (sec XVI)
Il portale é ad arco a tutto sesto, modanato e scolpito. Al centro dell'arco vi é scolpito uno scudo
con un cuore sormontato da un giglio. Nella cornice dell'arco sono scolpite due rosette ornamentali.
Era la vecchia casa canonica dove abitavano i parroci di Sant'Ermete. Negli architravi di tufo della medesima casa
si trovavano iscrizioni incise a lettere capitali in latino.
Porta a due battenti - sec. XVIII
Anche la porta grande era della stessa fattura. Durante la guerra 1940-45 i tedeschi mitragliarono e sfondarono la stessa porta per ricercare eventuali uomini nascosti all'interno della Chiesa.
Le pallottole raggiunsero anche il Coro. Il Genio Civile, facendo i lavori come riparazione
ai danni della guerra sostituì la vecchia porta settecentesca con l'attuale.
Piedistallo quadrato con massello da supporto alla vasca circolare con base scanalata,
terminante a festone. Sopra é il tempietto ottagonale con pannelli a rilievo separati da piccole lesene scanalate -
due dei quali sono stati sostituiti nel '700 da sportelli in noce - raffiguranti ognuna diversi personaggi:
San Giovanni Battista, Gesù battezzato al Giordano, maschera con emblema Farnese
e stemma del pontefice Paolo III Farnese. La base é caratterizzata da decorazione vegetale a foglie.
Il coronamento del fonte é costituito da una piccola scultura raffigurante San Giovanni Battista.
Si era sempre creduto che questo fonte provenisse dalla chiesa cattedrale di San Savino di Castro al momento della sua distruzione (1649). I documenti ritrovati nell'Archivio Vescovile di Acquapendente
sulla visita di Mons. Caccia (1603) e in particolare quelli relativi all'anno 1625
hanno rivelato l' esistenza nella chiesa di S. Ermete di questo fonte battesimale.
Si suppone che questo magnifico pezzo sia un dono del primo duca di Castro Pierluigi Farnese,
e del papa Paolo III, durante l'anno di inizio del ducato (1537)
La lampada é applicata a muro -arco del presbiterio- mediante un braccio in ferro battuto con decorazione a rami intrecciati di olivo e tre tondi entro cui vi é la croce bizantina.
La semplice lampada presenta quattro catenelle da sospensione raccordate dal piattello, dotato di anello apicale.
Le catenelle sono unite alla lampada per mezzo di manici
a forma di croci entro un piccolo tondo
altare a edicola (sec. XVII)
L'altare presenta una decorazione in stucco a fiori e frutti. Due lesene, con capitelli a piccole volute e testina d'angelo, inquadrano l'altare ad arco sorretto da due angeli,
entro cui si conserva un dipinto murale, coperto da un'inferriata a decorazione floreale

lapide documentaria (sec, XIX)
La visita di Carlo Emanuele IV, re di Sardegna, a Ischia di Castro (XII-1803 fu un fatto straordinario.
Nel monastero rimane un ritratto attestante la visita. Carlo Emanuele IV, re di SardegnaSi spiega la presenza di questa immagine e relativa epigrafe del re Carlo Emanuele IV, grazie al suo soggiorno
a Ischia di Castro nel 1803, ospite del cardinale Giovanni Castiglioni, in occasione del battesimo, in cui fu padrino,
del figlio del fratello. Visitò anche il Monastero a cui fece dono per l'orto di un pezzo di terreno
acquistato dall'attiguo convento dei Servi di Maria di San Rocco.
Carlo Emanuele IV, re di Sardegna, duca di Savoia,1796, Reggia di Venaria Reale (TO)
croce bizantina, frammento (sec. IX)
Fu ritrovata tra i ruderi della facciata romanica della cattedrale di San Savino di Castro nel 1967,
insieme ad altri pezzi romanici (plutei che ora sono nella chiesa di Sant'Ermete)Pluteo, frammento (sec. IX)
c.s.
Il motivo decorativo sembra essere una variante del tema ornamentale dei cerchi annodati e solcati da incroci diagonali
Presenta una decorazione a intreccio di nodi formanti dei tondi
entro cui si trovano scolpiti simboli vari, come: rosette,crocette, fiori.
Il rilievo si presenta appena accennato, semplice ed elegante.
La pietra é corrosa a causa degli eventi traumatici a cui é stata sottoposta
(distruzione di Castro del 1649)
Il pezzo é rimasto sotto terra fino al 1965. Esso é avvicinabile
al frammento di pluteo di S. Giovanni a porta Latina
pluteo, frammento (sec. IX)
capitello (sec. IX)
Ogni anno in questo tratto di terreno durante l'aratura, località di Colli di San Colombano, dalla piccola casa contadina vengono fuori pezzi come questo, provenienti dal Monastero
e dalla chiesa di San Colombano. La località presenta vestigia etrusche, romane e medioevali
e si trova lungo la traiettoria Vulci-Castro. Si sa che qui vi erano i Cistercensi
che dipendevano dal Monastero di San Salvatore sul Monte Amiata
gradino, frammento (sec. IX)
Il frammento é composto da un fiore a sei petali incastonato in un tondo a quattro volute, due delle quali risultano incomplete. Fu trovato in piazza del Municipio nel 1978.
Nel XVI secolo venne utilizzato quale gradino di sostegno alla pavimentazione d'accesso al palazzo cinquecentesco.
Il frammento - così come molti altri simili, oggi appartenenti alla chiesa - proviene da Castro o da Vulci
acquasantiera (sec. XVI)
E' di forma ottagonale. Tre lati presentano una raffinata decorazione, scolpita a rilievo,
di foglie di cardo maremmano, tipica pianta della zona.
Il profilo della vasca si completa con un sottile bordo in rilievo.
Recuperata come molti altri rilievi tra le rovine di Castro,
distrutta nel 1649, trasferita poi in S. Rocco.
acquasantiera a fusto (sec XVI)
Si compone di due pezzi. Il supporto é costituito da una base quadrata
su cui si innesta il fusto ansato che si restringe verso la vasca.
Essa é molto semplice e presenta soltanto un bordo sporgente Faceva parte di un tabernacolo di cui è rimasta soltanto la parte anteriore. In legno privo di cornice e dipinta nei colori rosso, verde e grigio, la superficie della tavola
è composta da due lesene che sorreggono una trabeazione.
Al centro una porta con lunetta, entro la quale é l'immagine del Padre Eterno che, tra le nuvole, sorregge il mondo.
La tavola presenta il Cristo Salvatore risorto con la croce retta sulla destra.
Il documento più antico che parla vagamente di questo tabernacolo é il libro "Inventari" (1733, pag. 37, verso).
Però lo stile e le somiglianze delle pitture con quelle dei medaglioni del Rosario nella chiesa di S. Rocco,
fa pensare allo stesso autore e dunque si può risalire alla fine del secolo XVI (epoca della pittura di S. Rocco)
Mortaio (sec. XVI)
Base circolare con coppa larga e cavo profondo di circa cm 8.
Ai margini vi sono due manici pieni, e diametralmente opposti ve ne sono due concavi,
con sbeccatura per appoggiare il pestello.
Probabilmente proviene dalle rovine di Castro
Stemma di Pierluigi Farnese, I° duca di Castro (sec. XVI)
Simboli: Gigli Farnese; Corona ducale
Faceva parte, quale ornamento, del grandioso palazzo ducale progettato da A. da Sangallo e rimasto incompiuto.
Distrutta la città di Castro nel 1649, rimase sotto terra fino al 1965 quando, svolgendosi un cantiere di lavoro
per ricerche archeologiche, fu rinvenuto e posto sulla facciata del Comune
Lapide documentaria (sec. XVI)
Riveste un'importanza storica, in quanto testimonia la presenza in Ischia dei Farnese prima che si costituisse lo Stato Ducato di Castro (1537)
Faceva parte del Banco dei Magistrati che si trovava nella navata sinistra
dirimpetto all'ingresso della sacrestia. Era ornamento, insieme coi gigli Farnese, posto sulla spalliera
al centro dello stesso banco. Il Banco era della stessa fattura del coro e della stessa epoca (sec. XVIII).
Stemma - Scultura 1768-1799
stalli del coro - sec. metà sec. XVIII
Consta di tredici stalli per ogni lato del presbiterio. Ogni stallo é diviso da colonne e capitelli scolpiti
con lo stesso disegno di quelli in stucco delle lesene della chiesa (foglie di acanto).
Un inginocchiatoio é interrotto a metà per l'ingresso agli stalli
Durante l'ultima guerra 1940-45 venne rovinato da scariche di mitra
sparate dai tedeschi alla porta grande per cercare eventuali uomini nascosti.
credenza (sec. XVIII)
Su base trapezoidale si innalzano quattro lesene sostenenti un timpano con volute settecentesche,
al centro del quale si vede scolpita una conchiglia sormontata da due palme. Ha un'apertura centrale
a sportello con vetro trasparente. Dentro reliquie con sigillo episcopale e relative autentiche.
fioriera (sec. XIX)
Non esistono più i candelieri, corredo integrante del pezzo.
Il tronetto per esposizione eucaristica (sec. XIX) sembrerebbe in stile neoclassicheggiante.
Su un sottile basamento poggiano quattro colonne scanalate, con capitelli in stile ionico, che sorreggono nella trabeazione una copertura a baldacchino. Al di sopra vi é un coronamento a volute.
Sembra voglia ripetere il motivo architettonico dell'abside della chiesa di Sant'Ermete,
che fu fatto costruire nella chiesa settecentesca nell'anno 1817 dall'arciprete Francesco M. Ferri
Calice
Piede a base circolare ornato da disegni geometrici, fusto con nodo ovoidale ansato.
La sottocoppa presenta una decorazione a foglie d'acanto che posano elegantemente sulla coppa d'argento
Il donatore apparteneva a una ricca famiglia di Ischia. Ora, i Morgioni sono scomparsi da Ischia.
Rimane il nome di una località nel territorio limitrofo: Valle Morgioni
Piede a base circolare modanato, con incisioni di pampini e uva. Il fusto presenta una scultura
con le tre personificazioni delle virtù teologali: Fede, Speranza, Carità.
Il nodo di raccordo è sottile ma molto largo e la coppa é perfettamente liscia e priva di decorazione
Fu donato alla Madonna del Giglio, nel 1965, dalla popolazione di Ischia di Castro
per riparare il furto sacrilego di un calice d'argento del 1828

turibolo
Base circolare con coppa lavorata a sbalzo a motivi di ovuli
contornati da festoni e divisi da scanalature e foglie
Sembra che l'oggetto si possa identificare con l'incensiere
che secondo il Libro degli Inventari dei beni della parrocchia (foglio 88)
fu regalato nel 1740 dal Sig. Domenico Bevilacqua
che lo acquistò a Roma per sei scudi completo di navicella

navicella portaincenso - a galeone (sec. XVIII)
Piede a base circolare con nodo regolare, privo di decorazioni. La coppa a galeone presenta un fine lavoro di incisione
e cesello, in particolare sul coperchio, a una valva, vi é una lavorazione a sbalzo di foglie e bacche di quercia, con levetta terminante a conchiglia
conchiglia battesimale (sec. XVIII)
Campana da chiesa di Belli Francesco di Viterbo (sec. XVIII)
- Vallerosa (vecchia via Clodia)
*** Dove si trovavano i terreni di mia madre
GROTTA DELLE SETTECANNELLE
giacimento in cavità naturale, frequentazione antropica (fino al Bronzo antico)
La grotta si apre sulla sponda sinistra del Paternale, circa 10 metri al di sopra dell'attuale letto del torrente:
l'ampia cavità si è formata per erosione del banco tufaceo ad opera del corso d'acqua.
Il giacimento archeologico risulta rimaneggiato fino ai livelli superiori del Paleolitico:
delle fasi successive è rimasto in posto solo un lembo di deposito neolitico; nella terra rimossa,
alla superficie del giacimento, sono stati trovati, associati a industria litica e resti di fauna,
frammenti fittili di varie epoche
L'Eremo (il Romitorio nel linguaggio locale) è un particolare esempio di costruzione di una chiesa
ad architettura cistercense, realizzata scavando una cavità nel tufo con la sola forza delle braccia;
la costruzione risale al XIII° secolo, ad opera di monaci.Rimangono nei due locali interni l'altare
e decorazioni pittoriche alle pareti. Gli affreschi raffiguranti il Redentore e i 12 Apostoli sono stati trafugati nel 1964,
ma sei di questi sono stati recuperati e si possono osservare presso il Museo Civico di Ischia di Castro.
Accanto resti delle grotte adibite ad abitazioni dei monaci.
La chiesa, posta su una parete a strapiombo, è composta da due locali quadrangolari,
quello d’ingresso consta di una copertura a cupola con pilastri, montanti, capitelli e, quello di fondo,
ha una volta a crociera ed un’abside con scarsi resti di un affresco raffigurante due santi mitrati,
forse S. Colombano e S. Savino. La cupola del primo ambiente presenta un disegno floreale, e 4 pilastri a fascio con capitelli cubici.
La volta a crociera dell’ambiente di fondo è senza chiave e con costoloni
terminanti con pitture geometriche ancora ben visibili di tipo floreale
e, sembra, anche con motivo sessuale.
L’abside è a terminazione rettilinea e presenta 3 sedili di cui lo scranno centrale è a nicchia cuspidata con al centro i resti di un altare.
L’ambiente d’ingresso era decorato da un grande ciclo di affreschi del XIII secolo,
comprendente le figure dei dodici apostoli e del Redentore.
PONTE S. PIETRO
BENVENUTI!
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